La piccolissima mostra con la quale gli
Uffizi pare omaggino i cento anni della Rivoluzione russa.
Nelle quattro sale scorrono quattro
epici film in bianco e nero di Ejzenstejn sul muro, murales in
movimento.
Nel mezzo i disegni.
Aleksandr Nevskij.
I
disegni dove Ejzenstejn immagina le scene della celebre
battaglia al lago Peipus, quella dove la lugubre immagine dei
cavalieri teutonici, i loro sacerdoti spettrali tra i quali emerge il
macabro Monaco Nero, simboli della forza nazista, vengono inghiottiti
quando il ghiaccio si scioglie.
Quelle scene che rimandano anche alla
battaglia di San Romano di Paolo Uccello che abita permanentemente
al piano di sopra.
Provengono dall'Archivio Statale di
Letteratura e Arte di Mosca (RGALI).
E la musica...con l'orchestrazione del
suo amico Prokofiev.
Lui e Majakovskij appassionati per gli
oggetti meccanici, ricorsero ai cartelloni, alle maschere.
C'è questo, ma sopratutto un
segno semplice e puro, ma non fumettistico, dove la movenze, le
spirali e i segni delle scene del combattere sono sottolineate con il
tratto rosso, la linea rossa come una geometria dell'avanguardia
della Rivoluzione Russa, netta e lineare.
E poi la tradizione
popolare della vecchia russia, quella plasticità, quel pathos,
qualche figura umana in posizione d'estasi.
E l'amore per la linearità sintetica dell'arte italiana del tardo Medioevo e del
Rinascimento. Per ciò gli Uffizi.
Possono vivere in
autonomia e entrare ed uscire dal flusso d'idee che dialoga con i
film.
Chissà dove sono
nati quei disegni, in quale luogo, quale situazione quando la mente
immaginava i suoni, i silenzi e le urla di quel campo di battaglia
in mezzo a quel territorio ghiacciato.