1978-2018 (IV)
JONESTOWN
La vicenda è più o meno nota. A
Jonestown nella giungla della Guyana nord-occidentale il 18 novembre
1978 avvenne il più numeroso suicidio di massa documentato della
storia. Ci sono stati altri esempi di suicidio di massa, alcuni
famosissimi altri meno noti, ma tutti legati però ad episodi di
guerra quando parte di una popolazione lo fece per non cadere in mano
nemica o per l'umiliazione della resa.
A Jonestown il reverendo Jim Jones
aveva fondato “Il Tempio dei Popoli”, una setta organizzata a
comunità agricola formata da adepti reclutati dalla popolazione
povera ed emarginata di San Francisco e dintorni. Molti erano
afroamericani ghettizzati dal razzismo. Per il reverendo la Bibbia
era stata scritta dai bianchi per i bianchi, ma non più da lì in
avanti. In quell'anno un membro del Congresso e tre giornalisti
inviati a Jonestown per indagare dal Congresso americano vennero
uccisi mentre tentavano di ripartire. Qualcuno afferma che
quell'episodio accelerò i tempi per quel suicidio di massa che
comunque era già stato “preparato”, una fine ineluttabile per
accedere ad una specie di paradiso: il reverendo Jones convinto di
essere accusato di omicidio e per paura che la setta sarebbe stata
smantellata ordinò il suicidio.
“Suicidio rivoluzionario...per la
vittoria del popolo, per il socialismo, per il comunismo...per la
libertà degli oppressi”. La terra promessa. L'utopia. Una truffa
tessuta da un carismatico predicatore sfociata in un inferno. Quel
giorno Jones piazzò in mezzo alla “comune” un bidone riempito di
succo di frutta, cianuro, valium ed anestetici dove prima si
abbeverarono i bambini e dopo i genitori. Chi tentò di sfuggirgli
venne ucciso a colpi di mitragliatrice. L'esercito accorso contò 909
vittime.
Un bell'esempio di gestione del
potere attraverso una comunicazione di massa vicina forse all'
ipnosi e al sonnambulismo, ma che
sconcerta per la dedizione di un gregge in stato patologico.
Questo dopo Hitler. Poveri che sono
morti lo stesso.