IL TEMPO
“Medita assiduamente sulle
immagini che gli antichi ci hanno lasciato. Esse indicano la via di
quel che ha a venire”.
Da
“Il Libro Rosso” di
Carl Gustav Jung
Immense girandole
che si estendono nello spazio per migliaia di anni luce.
I nostro occhi
ancora fissano dentro il cielo sopra di noi, cercano rovistano
nell'immensità del nero velluto dell'universo.
Ma osservare
lontano nello spazio equivale a guardare indietro nel tempo.
L'immagine di galassie e corpi luminosi remotissime ci racconta come
apparivano questi oggetti nell'Universo primordiale. E' semplice: la
luce viaggia con velocità finita, maggiore è la distanza che ci
separa ad esempio da una galassia, tanto maggiore sarà il tempo
necessario alla luce per coprire questa distanza. Così l'immagine
che riceviamo si riferisce al passato. Un fatto è già accaduto, ma
l'immagine è ancora lì per i nostri occhi. Guardando il cielo
vediamo adesso ciò che è già avvenuto. Occhi, immagine,
luce...di questo è fatto il Tempo. Non un concetto...ma occhi,
immagine, luce.
Le immagini del passato, sono proprio lì difronte ai nostri occhi.
Una
germinazione di forme e sistemi compositivi fatta di materia, spazio
oggettività e informale sviluppa il suo misterioso linguaggio in un
flusso d'immagini. Vere e proprie immagini viventi
perché appartengono al passato come al futuro, e poi proprio adesso,
nel sempre dell' adesso fluttuano nelle loro apparizioni e
fantasmagorie. Le immagini si espandono. Il Tempo fatto di questo
moto perpetuo d'immagini che si autogenerano, passando da un mondo ad
un altro, fatto della visione di questo flusso di energia.
Anche
Benjamin
nei “Passages” parla
di come nel passato c'è già come un'invisibile profezia sul futuro,
e lui lo esprime usando le immagini e la potenza delle immagini.
Per secoli col guardare abbiamo interpretato il mondo, siamo stati
come ciechi, adesso è l'età del vedere.
E se così si mostrasse il Tempo, la memoria è il racconto di un
sogno che forse indica ciò che ancora ha a venire?